In che modo le aspettative influenzano le nostre relazioni di coppia?
Attraverso quali dinamiche i nostri timori possono diventare una profezia che si autorealizza, portandoci a creare esattamente ciò che temiamo?
In questo paragrafo, estratto dal mio libro “La Profezia che si Autorealizza. Il potere delle aspettative di creare la realtà” (pag.234-235) puoi trovare alcune risposte.
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Affari di cuore
“Ti svelerò un filtro d’amore potentissimo, senza unguenti, senza erbe
e senza formule magiche: se vuoi essere amato, ama”
Ecatone
Non solo negli affari economici, ma anche in quelli di cuore, le aspettative possono imprimere i loro capricciosi disegni, provocando crisi non meno tumultuose, oppure creando la nostra fortuna, a seconda della loro natura maligna o benigna.
In ogni coppia che si rispetti sono presenti aspettative reciproche, la maggior parte delle quali tacite e culturalmente determinate, che condizionano concretamente i comportamenti di entrambi i partner. La donna, ad esempio, si aspetta che l’uomo sia forte, che la protegga e che le sia fedele restandole accanto quando dovrà aiutarla con i pargoli. L’uomo, da parte sua, si aspetta che la donna sia comprensiva, attenta ai suoi bisogni, empatica, e che si faccia bella solo per lui.
Una delle caratteristiche dell’innamoramento è l’idealizzazione dell’altro: una sorta di illusione ottica che ci fa apparire il nostro partner migliore di quanto non sia in realtà, trasformandolo ai nostri occhi come la personificazione delle nostre migliori aspettative. Soprattutto nelle prime fasi dell’innamoramento, l’infatuazione, c’è la spiccata tendenza ad attribuire all’altro tutte quelle qualità ideali che ci aspettiamo di trovare. Si tratta di quei momenti in cui, con lo sguardo perso nel vuoto, sospiriamo: «È l’uomo (o la donna) dei miei sogni».
La cosa interessante è che questa benevola distorsione percettiva, benché il più delle volte infondata e più simile a un’allucinazione o a uno scherzo della mente, non si limita a un fatto puramente mentale, ma si traduce in comportamenti concreti, inducendoci a trattare il nostro partner con estremo riguardo: come se fosse una persona davvero speciale. L’impatto di certi piccoli gesti, come abbiamo visto con l’effetto Pigmalione, può essere dirompente, e può plasmare il nostro partner esattamente secondo i nostri disegni, trasformandolo profondamente.
La favola della principessa che bacia il ranocchio è uno splendido esempio della forza di queste dinamiche. Nella favola, infatti, il ranocchio si trasforma in principe proprio grazie al fatto di essere trattato come se fosse umano, ovvero attraverso il gesto magico del bacio. Nella realtà avviene qualcosa di molto simile: il trattare l’altro come se fosse la nostra persona ideale e non un ranocchio qualsiasi, può portarlo ad aderire alle nostre aspettative e a comportarsi secondo il nostro modello idealizzato, dando vita a una versione migliore di sé. Così, ad esempio, spinto da certi sottili tocchi, un ragazzo può essere indotto a staccarsi dalla playstation, a rimboccarsi le maniche per trovarsi un lavoro e a rigare dritto, trasformandosi finalmente in un vero uomo.
Il bello di questa magia è che funziona a doppio senso. Infatti, anche noi siamo portati a soddisfare le aspettative del nostro partner, così, per farlo felice e per sentirci degni di stare al fianco della creatura divina che Cupido ci illude con i suoi incantesimi di aver trovato, finiamo per trasformarci a nostra volta. Il risultato, nella migliore delle ipotesi, è che in virtù dell’illusione reciproca delle aspettative positive che entrambi nutriamo, si formi un campo di distorsione della realtà dove ci ritroviamo ad essere l’uno il Pigmalione dell’altra, compiendo così una meravigliosa metamorfosi che porta a migliorarci a vicenda. E come nelle favole viviamo felici e contenti.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, all’illusione segue la delusione, e nonostante gli sforzi di trasformarlo in un principe, il ranocchio resta ranocchio. E allora la cosa migliore è prenderlo per quello che è, o lasciarlo andare a sguazzare nel suo laghetto.
4.1. Il club dei cuori solitari
“Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo
o assumersi la responsabilità di cambiarle”
Denis Waitley
Se le aspettative positive possono avere un effetto costruttivo negli affari di cuore, le aspettative negative possono invece essere disastrose.
Per apprezzare appieno l’importanza di questa stramba allucinazione percettiva che è l’infatuazione, fatta di infondate aspettative positive imbevute nelle magiche frecce di quel discolo di Cupido, voglio raccontarvi un caso che ho avuto l’onore di seguire nel mio studio.
Victoria è una ragazza di 28 anni, mora, con bellissimi occhi verdi. Mi chiede un consulto dopo essere stata lasciata dal suo ragazzo, col quale stava insieme da 12 anni. Si trattava dell’unica storia d’amore che avesse mai avuto; comprensibilmente si sente distrutta, smarrita, come se una parte di sé l’avesse abbandonata. E non sapeva bene quale. Ormai erano abituati a fare tutto insieme, le loro anime si erano mischiate. Il mio compito era aiutarla a rimettersi in piedi, facendole superare quella penosa sensazione psicologica di “arto fantasma” che inevitabilmente insorge quando finisce una storia.
Benché “traballante”, Victoria dimostra fin da subito di possedere ottime risorse, e riesce a vivere la sua nuova condizione di single in maniera positiva. Grazie a un’efficace ristrutturazione, già dopo qualche seduta per lei “single” non significava più “sola”, ma “libera”. E la fine della storia non era più una tragedia che poneva fine alla sua esistenza, ma la possibilità di dare un nuovo inizio alla sua vita. Insomma, Victoria stava cavalcando con grande fierezza il cambiamento, era tornata a sorridere ed era ottimista verso il futuro. Tranne per quanto riguardava gli affari di cuore. Su di lei, infatti, aleggiava un’infausta profezia.
A esserne convinte erano la madre e la vecchia zia, entrambe abbandonate dai rispettivi mariti, e mai ripresesi da quel giorno fatale. Secondo le due sorelle, anche Victoria era destinata a rimanere sola e a soffrire per amore. Come loro era stata lasciata, e come loro avrebbe vissuto in solitudine, nel rimpianto dei bei tempi andati. Per le due sorelle non c’erano dubbi, la profezia era scritta: Victoria avrebbe fatto parte del Club dei cuori solitari.
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Paragrafo estratto dal libro “La Profezia che si Autorealizza. Il potere delle aspettative di creare la realtà”, pag. 234-235
By
Davide Lo Presti
PSICOLOGO
Montecatini Terme
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