Dopo anni finalmente mi sono deciso a leggere questo libro: “Come trattare gli altri e farseli amici”, di Dale Carnegie. Queste le mie impressioni a caldo.
Si tratta di un libro un po’ datato, scritto originariamente nel 1936, ma aggiornato e perfezionato nel corso degli anni. Il libro è rivolto al grande pubblico: è scritto in maniera semplice e ricorre più agli aneddoti e agli esempi (a mio avviso fin troppo numerosi) che a dimostrazioni scientifiche. Tuttavia ciò nulla toglie al valore pragmatico dei principi descritti, che vogliono aiutare il lettore a rapportarsi in maniera costruttiva con gli altri, sia nel mondo degli affari che nelle relazioni quotidiane con amici, familiari e partner.
L’immagine che più mi è rimasta impressa è quella dell’alveare, quando l’Autore spiega che non bisogna prendere a calci l’alveare se vogliamo il miele. Purtroppo invece, vedo spesso che le persone tendono a perdere troppo presto la pazienza e finiscono per inimicarsi coloro che invece dovrebbero farsi amici, lasciando che l’espressione di emozioni negative come la rabbia o il risentimento prenda il sopravvento.
Personalmente preferisco quei saggi dove le tesi sostenute poggiano su solide basi scientifiche piuttosto che su semplici aneddoti, tuttavia, soprattutto nell’ultima parte del libro mi ha molto colpito l’intuizione dell’autore che raccomanda di incoraggiare gli altri e di valorizzarne le qualità positive, piuttosto che di rimarcarne gli errori facendoli sentire inadeguati. Oppure di trattare gli altri “come se” possedessero già le qualità positive che vogliamo incentivare. In questi meccanismi mi è sembrato di vedere il principio dell’Effetto Pigmalione, indagato in maniera sperimentale dagli Psicologi Rosenthal e Jacobson soltanto nel 1968.
La mia impressione complessiva è che questo libro sia una sorta di manuale del bon ton dei rapporti interpersonali, ricco di preziosi consigli dettati dal buon senso. Lo consiglio particolarmente a chi tende a porsi in opposizione con gli altri, a chi litiga spesso nell’ambiente lavorativo o familiare. A tutti coloro che vorrebbero il miele, ma si ritrovano a prendere a calci l’alveare.
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