“Quando desideri una cosa, tutto l’Universo trama
affinché tu possa realizzarla”
Paulo Coelho
Una strada lunga e tortuosa. Col sogno in cima.
Soltanto dopo che una tappa è stata raggiunta, si può prendere consapevolezza del percorso fatto. Perché mentre siamo in cammino, troppe sono le sfide e le difficoltà da affrontare, troppi i dubbi e le incertezze. E troppa è anche la voglia di arrivare a destinazione.
Almeno, così è capitato a me, nei tre anni che ho dedicato a scrivere il mio libro.
Il mio obiettivo era scrivere il libro che mi sarebbe piaciuto leggere: un saggio di psicologia e crescita personale con delle solide basi scientifiche, ricco di brillanti e sorprendenti esperimenti, ma che fosse allo stesso tempo narrativo, pieno di interessanti storie e accattivanti esempi tratti dalla cultura pop.
Insomma: il mio sogno era unire l’approccio scientifico con lo storytelling.
L’argomento che avevo scelto era “La profezia che si autorealizza”: un fenomeno sul quale esistono autorevoli e frammentari contributi nelle più disparate discipline umane (come la medicina, la pedagogia, l’economia etc..), ma di cui mancava una visione d’insieme.
Il compito che mi ero dato era di raccogliere questi preziosi frammenti e di raggrupparli in un’unica opera, dove finalmente questo affascinante fenomeno potesse essere spiegato e raccontato una volta per tutte.
Nessuno lo aveva fatto prima. Nessuno.
Chi ero io per riuscire nell’impresa? Nessuno, appunto.
Non avevo mai scritto un libro. La cosa che più si avvicinava era la mia tesi di laurea, la cui scrittura mi aveva davvero appassionato. Poi avevo scritto alcuni articoli divulgativi, che avevo pubblicato sul mio sito. Ma nient’altro.
Infine, a dirla tutta, avevo il sogno di farne uno dei libri di psicologia e crescita personale più letti dagli appassionati del genere.
Con una massiccia dose di incoscienza, ho iniziato a scrivere, partendo da quello che sapevo già sulla profezia che si autorealizza: l’Effetto Pigmalione e l’Effetto Placebo. Intanto nella mia testa quei tanti frammenti cominciavano ognuno ad andare al suo posto, come in un incastro perfetto. Vedevo lentamente un congegno costruirsi in un anfratto che avevo ritagliato nella mia mente, dove io, come un artigiano in un laboratorio, trascorrevo sempre più tempo.
Più andavo avanti, e più il lavoro mi appassionava. Tanto che dopo i primi 6 mesi era diventato un impegno totalizzante, capace di assorbirmi completamente, di catturarmi. E benché fossi consapevole di quanto fosse difficile pubblicare un libro oggi, ero come stregato, e determinato a realizzare quel libro che avevo in mente.
Ma avevo bisogno di molte altre informazioni, di moltissimi altri frammenti per costruire l’opera che sognavo.
Così, senza rendermene conto, ho iniziato a leggere tantissimo, come mai prima in vita mia. Visitavo le librerie come un meccanico visita uno sfasciacarrozze alla ricerca dei pezzi di ricambio che gli mancano per costruire il suo prototipo.
Ho letto Watzlawick, Nardone, Zimbardo, moltissimi libri sul funzionamento del cervello, perché volevo aggiungere un tassello importante e finora trascurato, allo studio del fenomeno della profezia che si autorealizza. E poi libri di economia, e naturalmente biografie, come quelle di Steve Jobs, di Jimi Hendrix, dei Beatles e di Darwin, per dare quel tocco narrativo al libro che lo avrebbe reso anche bello da leggere.
Insomma, ero nel mio laboratorio mentale, sommerso da preziosissimi elementi.
L’alchimista
Mi sembrava di essere alla ricerca della pietra filosofale. Alle prese con un’impresa misteriosa, alta, incerta.
E in effetti, oggi che ho ultimato il libro, mi sembra che il mio percorso sia stato molto simile a quello degli antichi alchimisti.
Nel medioevo gli alchimisti erano delle figure a metà tra maghi e studiosi, intenti a sondare i misteri della natura nei loro bui e polverosi laboratori. La loro ricerca era intrisa di magia e superstizione, e il loro obiettivo era di tramutare il piombo in oro. Nei loro laboratori, tra formule magiche e strane pozioni, avevano luogo esperimenti che il più delle volte si concludevano con un niente di fatto. Niente pietra filosofale, niente oro, niente ricchezza. Soltanto frustrazione e sconforto.
Ma la ricerca continuava, silenziosa e appassionata, per secoli. E le scoperte venivano tramandate in polverosi e oscuri libri di magia, che passavano di mano in mano tra gli individui più curiosi del nostro pianeta.
Ma la cosa più interessante è che alla fine il vero tesoro non era l’oro, bensì la Conoscenza. Infatti, proprio le ricerche di tanti anonimi alchimisti hanno contribuito, pian piano, a porre le basi della moderna chimica, fornendo interessanti studi sugli elementi presenti in natura, e sulle loro reazioni nelle più disparate condizioni. Non a caso, a partire dal rinascimento e dall’illuminismo, quelle formule magiche sarebbero diventate formule chimiche, e l’alchimia avrebbe parlato il linguaggio più sobrio della scienza.
Non era dunque l’oro la ricompensa che hanno ottenuto gli alchimisti medievali, ma qualcosa di molto più prezioso: la Conoscenza.
Più prezioso dell’oro
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa
che ha fatto la tua rosa così importante.”
Antoine de Saint-Exupéry
E anch’io oggi, col mio libro in mano, che poi sono riuscito a pubblicare nonostante tutti mi dicessero che era impossibile, mi rendo conto che non è lui la cosa più preziosa che ho ottenuto. Ma le conoscenze che ho acquisito per scriverlo. I tanti libri che ho dovuto leggere, e soprattutto la disciplina che ho dovuto applicare per maturare quella capacità di scrittura che volevo acquisire.
Nonostante sia molto soddisfatto dell’obiettivo che ho raggiunto, oggi riesco a vedere chiaramente che non è il libro la cosa più importante. Ma il percorso che ho dovuto intraprendere per realizzarlo. E oggi vedo chiaramente che tutte quelle salite e quelle rinunce (niente tv, pochissime uscite con gli amici…) che mi costavano fatica, hanno finito col plasmarmi, migliorandomi.
La persona che sono diventato oggi è diversa da quella che ero quando ho iniziato a scrivere. Come un alchimista che si scopre scienziato, sento di aver appreso l’arte della parola. Un’arte che all’inizio non cercavo, ma che oggi considero la cosa più preziosa che ho. E pure la più potente che esista.
Inoltre, studiare e approfondire il fenomeno della profezia che si autorealizza, mi ha permesso di migliorarmi persino come psicologo clinico. E come persona, perché ho appreso tantissime altre cose che altrimenti non avrei appreso: perché non sarei stato in viaggio e non avrei avuto occhi per vedere e orecchie per sentire. Né la mente per comprendere.
Insomma: come per gli alchimisti medievali, è stata la Conoscenza la vera ricompensa di tanto appassionato lavoro.
Il viaggio, non la meta.
E oggi, posso vedere molto chiaramente come la ricerca della pietra filosofale sia soltanto un’illusione costruttiva, che può spingerci a intraprendere il nostro percorso di crescita personale. Un percorso che una volta arrivati a destinazione ci avrà plasmati, trasformandoci in qualcosa di migliore. Un percorso nel quale il mondo sembra volerci sussurrare i suoi segreti. Perché solo ai viaggiatori è dato vedere nuovi posti, scorgere nuovi orizzonti.
Ad oggi non so se il mio libro sarà apprezzato dai lettori appassionati di psicologia e crescita personale. E non so se diventerà un best seller.
D’altra parte, ad oggi nessuno ha mai trovato il modo di trasformare il piombo in oro. Ma giunti a questo punto poco importa. Tra le mani sento di avere qualcosa di molto più prezioso.
E se anche non è oro, luccica più dell’infinito.
By
PSICOLOGO
Montecatini Terme
Autore del libro “La profezia che si autorealizza. Il potere delle aspettative di creare la realtà”
Disponibile in tutte le librerie e negli store online.
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